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"Le parole fanno più male delle botte": da 10 anni il papà di Carolina va nelle scuole

A Torino uno scuola dedicata alla giovane di Oleggio

"Le parole fanno più male delle botte": da 10 anni il papà di Carolina va nelle scuole
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Paolo Picchio, padre di Carolina, quattordicenne vittima di cyberbullismo che si tolse la vita nel 2013 a Oleggio, da dieci lunghi anni va nelle scuole a raccontare che "le parole possono fare più male delle botte".

Anche ieri, 13 novembre 2024, il padre di Carolina era a parlare agli studenti dell’Istituto Vinci Fermi di Alessandria.

Il videoservizio di Telecity News 24, televisione del nostro gruppo editoriale Netweek:

Paolo Picchio ai microfoni di Telecity News 24 ha sottolineato la responsabilità genitoriale rispetto al problema del cyberbullismo:

"Purtroppo i genitori sono i più assenti, nel momento in cui danno un cellulare in mano non danno regole. Senza trasferire le regole che ci sono nella vita reale (l'amicizia e il rispetto per gli altri) anche nel mondo virtuale "

La storia di Carolina

E' il novembre del 2013 e Carolina Picchio, è ad una festa a casa di amici, qui dopo aver bevuto qualche bicchiere, si chiude in bagno, sta male e perde conoscenza.

Un gruppo di ragazzi la raggiunge e simula atti sessuali, le scene vengono riprese in un video che prima viene scambiato in chat tra i presenti, poi viene postato sui social network dove viene commentato con insulti a Carolina sempre più pesanti.

Un peso insostenibile da sopportare: la quattordicenne, disperata, nella notte tra il 4 e il 5 gennaio si getta dalla finestra di camera sua. Un ultimo selfie per salutare un’amica, poi il messaggio d’addio, diventato un monito per intere generazioni:

“Le parole fanno più male delle botte. Ciò che è accaduto a me non deve più succedere a nessuno”.

Prima di morire, Carolina trova la forza di denunciare, di fare i nomi e di raccontare la sua storia in una lettera.

A Torino il primo processo sul cyberbullismo in Italia

“Il bullismo… tutto qui? Siete così insensibili", scrive Carolina

Parole che suo papà raccoglie e trasforma in missione con la creazione di una fondazione, Fondazione Carolina, perché il dolore che ha provato sua figlia non debba più provarlo nessuno.

Dopo la morte della ragazza, il Tribunale dei Minorenni di Torino ha celebrato il primo processo sul cyberbullismo in Italia, con condanne esemplari.

Il dibattimento, conclusosi nel dicembre 2018, ha determinato con chiarezza l’inequivocabile correlazione tra determinati comportamenti, alcuni dei quali criminali, e i fenomeni propri del bullismo online.

Tutti, in sede processuale, hanno dichiarato la propria responsabilità. Sono state applicate misure alternative al carcere, con percorsi di messa alla prova fino a 27 mesi. L’unico maggiorenne all’epoca dei fatti aveva già patteggiato con la condizionale 1,4 anni.

Le nuove generazioni che frequenteranno l'Istituto Comprensivo Carolina Picchio chiederanno sempre di lei scoprendo la sua storia e così Carolina da vittima sarà definitivamente icona, come vuole suo papà Paolo Picchio che da dieci lunghi anni è impegnato a portare la sua testimonianza tra i ragazzi e nelle scuole.

Una scuola per ricordare Carolina

Ed è a Torino la prima scuola italiana intitolata a Carolina Picchio come prima vittima riconosciuta di cyberbullismo.

Finora erano state dedicate a Carolina aule e sale biblioteca, ma non un’intera scuola e a proporre il nome in questo caso sono state proprio le componenti scolastiche, tra cui gli studenti.

L’istituto comprensivo di via Sidoli, zona Lingotto, è dedicato alla quattordicenne di Novara che si tolse la vita a 14 anni. A settembre si è svolta la cerimonia ufficiale.

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