Domenico Rossi: "Dopo Cecilia Sala si rinnovi l'impegno per la liberazione di Ahmadreza Djalali"
Il ricercatore "novarese" è rinchiuso da quasi otto anni nel braccio della morte
Il consigliere regionale novarese Domenico Rossi, dopo la liberazione di Cecilia Sala detenuta in Iran, lancia un appello per liberare anche il ricercatore novarese d'adozione Ahmadreza Djalali.
Le parole di Rossi
"La liberazione di Cecilia Sala dal carcere di Evin, dopo venti giorni di detenzione, e il suo rientro in Italia è una bella notizia. Un segnale di speranza per i tanti prigionieri detenuti ingiustamente in tutto il mondo.
Per i novaresi, in particolare, il carcere di Evin evoca il dramma di Ahmadreza Djalali rinchiuso da quasi otto anni nel braccio della morte con la falsa accusa di spionaggio a favore di Israele. Ahmad è un brillante scienziato, non una spia. Mi auguro che il canale aperto per la liberazione di Cecilia porti ad un rinnovato impegno delle autorità italiane ed europee per riportare Ahmad tra le braccia dei suoi cari".
Una vicenda lunga e complessa
"Ahmadreza Djalali è stato condannato in via definitiva a morte da un tribunale iraniano con l’accusa di “spionaggio” - riassumono gli attivisti di Amnesty nella pagina dedicata al ricercatore - Djalali è stato arrestato dai servizi segreti mentre si trovava in Iran per partecipare a una serie di seminari nelle università di Teheran e Shiraz. Si è visto ricusare per due volte un avvocato di sua scelta. Le autorità iraniane hanno fatto forti pressioni su Djalali affinché firmasse una dichiarazione in cui “confessava” di essere una spia per conto di un “governo ostile”.
Quando ha rifiutato, è stato minacciato di essere accusato di reati più gravi. Ahmad avrebbe anche urgente bisogno di cure mediche specialistiche. . Un medico che lo ha visitato in carcere all’inizio del 2019 ha detto che deve essere visto da medici specializzati in ematologia e oncologia in un ospedale fuori dal carcere. Dal suo arresto il 26 aprile 2016, ha perso 24 kg e ora pesa 51 kg. L’Università del Piemonte Orientale di Novara è sempre rimasta in contatto con la moglie e ha messo in atto ogni possibile intervento, in accordo con le istituzioni nazionali ed europee, per richiedere la liberazione di Ahmadreza Djalali".