Dehors: a Novara più della metà dei commercianti non li paga
Su un totale di 178 concessioni di occupazione suolo pubblico, ben 97 non risultano in regola con i pagamenti
Sono poco incoraggianti i dati che l’assessore novarese Valter Mattiuz ha illustrato nell'ultimo consiglio comunale, rispondendo ad un’interrogazione del Pd che chiedeva il punto della situazione sul “piano dehors”.
Le chiusure
Che il commercio in città stia soffrendo è sotto gli occhi di tutti. Così come non può passare inosservato il continuo stillicidio di chiusure di attività nel centro storico: il caffè Rossanigo e il negozio Vaccarino solo per citare le ultime due in ordine di tempo.
Un altro feedback negativo è quello arrivato in consiglio comunale. Un primo dato negativo riguarda le chiusure: a gennaio 2023 erano ben 29 le attività di somministrazione che hanno tirato giù le serrande in città rispetto all’anno precedente.
I dehors
L'altro dato riguarda i dehors: "Nel 2020 - ha riferito l’assessore - sono state 214 le richieste per autorizzazioni straordinarie di dehors, richieste che nel 2021 sono scese a 110, nel 2022 a 12 e nel 2023 a tre. Ad oggi, sono 178 le autorizzazioni “emergenziali” ancora attive, 55 quelle “convertite” in ordinarie tra permanenti e stagionali".
A testimoniare ulteriormente una situazione di sofferenza del settore, un altro elemento: sul totale delle 178 concessioni di occupazione suolo pubblico, ben 97 non risultano in regola con i pagamenti. In sostanza: più della metà degli esercenti non ha pagato, e «il settore Governo Sviluppo del Territorio ha già inviato loro, a mezzo Pec il 27 febbraio scorso, l’invito a regolarizzare, pena la decadenza del provvedimento emergenziale».
Dati che preoccupano, secondo la consigliera Pd Sara Paladini: "Il furbetto c’è sempre, in ogni categoria. Ma qui stiamo parlando di oltre la metà... Questo, aggiunto ai 29 esercizi che sono chiusi, non può non essere interpretato come un segno di sofferenza. Occorre inventarsi qualcosa, ma in maniera seria: i mercatini non bastano... Ricordiamoci sempre che non c’è miglior presidio sociale e di sicurezza di una vetrina accesa".