Alla Soms di Borgomanero il convegno per la pace in Ucraina e nel mondo
Don Renato Sacco: "E' pazzesco che ci siano soldi per le armi e non per la sanità".
Sabato 2 settembre alla Soms di Borgomanero è stato organizzato un convegno sul tema della pace in Ucraina e nel mondo intero.
Un convegno per la pace dopo la conferenza internazionale di Vienna
«Occorre fare qualcosa e qualcosa si può fare: è tempo di mobilitarsi per far sentire la nostra voce. Quando si parla di pace in Ucraina si passa per putiniani, ma è uno stigma. La guerra è un business». E’ quanto è stato detto nel corso del convegno organizzato da una serie di associazioni cittadine (Anpi Borgomanero, Compagni di volo, Mamre e Comunità di Sant’Egidio) nel pomeriggio di sabato 2 settembre nel salone Soms in corso Roma. L’iniziativa, seguita da circa 150 persone, ha seguito la conferenza internazionale per la pace in Ucraina, che si è tenuta a Vienna nel mese di giugno. I relatori, coordinati dalla giornalista Manuela Borraccino, sono stati Patrizia Ferro (Comunità di Sant’Egidio), Zaira Zafarana, rappresentante nella sede di Ginevra dell’Onu dell’International Fellowship of Reconciliation, Sergio Bassoli (collegato con Borgomanero via web) membro di Europe for peace e della rete italiana Pace e disarmo, oltre che dell’area politiche europee internazionali della Cgil, e don Renato Sacco, parroco di Cesara, Arola, Nonio e Grassona nonché consigliere nazionale di Pax Christi.
"E' pazzesco che ci siano i soldi per le armi e non per la sanità"
«Oggi - ha detto quest’ultimo alla Soms - se parli di pace rischi di passare per un traditore della patria, ma a furia di stare abbottonati la cultura della guerra cresce. E’ una violenza strutturale: la pace è indignazione, è non tacere, è dire che è pazzesco che ci siano i soldi per le armi e non per la sanità». «Parlare di pace - ha detto Zafarana - è un lavoro collettivo. Bisogna dialogare con le persone che ci stanno intorno, e passare i confini altrimenti non serve a niente. In Russia riunirsi come facciamo noi oggi e parlare di pace è un reato. Si sta perdendo la capacità di ascoltare, quello che non dobbiamo mai stancarci di fare è di chiedere subito un cessate il fuoco e di chiedere di parlare di pace. La Russia e la Bielorussia a Vienna hanno detto che non vogliono congelare la situazione ma cambiarla, ma perché ciò accada è necessario come primo passo un cessate il fuoco».
La campagna di raccolta firme per l'obiezione di coscienza
All’indomani dell’attacco russo in Ucraina è stata lanciata in tutto il mondo una campagna di raccolta firme per sostenere l’obiezione di coscienza, che ha raccolto finora oltre 50mila firme «per esercitare il diritto a non uccidere». Dal convegno agognino, dal titolo provocatorio «Le vie della pace sono finite?», è stato dato appuntamento a due altre iniziative per la divulgazione di una cultura di pace: il 30 settembre a Torino, intitolata «Uscire dal sistema guerra» e promossa da Agire, mentre l’altro appuntamento è fissato per il 7 ottobre a Roma, con una manifestazione nazionale per chiedere, ancora una volta, la pace in Ucraina e nel mondo.