Cassazione

Mottarone: concessionario e direttore "consapevoli" dei problemi della funivia

"Incauto modus operandi".

Mottarone: concessionario e direttore "consapevoli" dei problemi della funivia
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Lo scrive la Cassazione nel verdetto cautelare 39091 sull'incidente del Mottarone dando il via libera alle imputazioni per il reato aggravato di "rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro e per omicidio colposo plurimo".

Cosa dice la Cassazione

C'è una "mole di convergenti emergenze istruttorie che attestano, per un verso che Enrico Perocchio, pienamente consapevole al pari di Luigi Nerini, del problema manifestatosi e della necessità che, in assenza di un radicale intervento di manutenzione, l'impianto funzionasse con il freno di emergenza disinserito, ha espressamente avallato questo incauto modus operandi e per l'altro che i tragici fatti del 23 maggio 2021 hanno interessato una realtà aziendale che aveva già fatto i conti, in passato, con il conflitto tra le esigenze della sicurezza e quelle di natura economica".

La seconda udienza venerdì

Intanto è in programma venerdì 21 ottobre, la seconda delle tre udienze in calendario al Tecnoparco di Fondotoce – la prossima sarà il 24 ottobre – per discutere le conclusioni dei vari test ed esami effettuati dai due collegi di periti incaricati di fare chiarezza sulle cause dell’incidente alla funivia che il 23 maggio del 2021 è costato la vita a 14 persone. Esperti, dunque, davanti alla gip del tribunale di Verbania, Annalisa Palomba, che sta conducendo l’incidente probatorio, per risalire ai motivi che hanno portato alla caduta nel bosco dell’ormai tristemente “famosa” cabina numero 3.

Secondo quanto emerso sin qui, la fune portante sarebbe stata da tempo in condizioni di presunto degrado (per il 68% dei suoi fili) e sulla stessa sarebbero mancati i controlli previsti dalla legge che norma il settore: “una corretta attuazione dei controlli (...) avrebbe consentito di rilevare i segnali del degrado”, hanno scritto Antonello De Luca e Paolo Reale al timone dei rispettivi gruppi di lavoro, il primo per le questioni di natura tecnica il secondo per quelle informatiche (scatola nera e altro). A complicare questo quadro – se accertato in aula, quando ci sarà il probabile processo – già di per sé assai grave, la presenza dei “forchettoni” inseriti dal capo tecnico, uno dei 14 indagati dalla procura nell’inchiesta condotta da Olimpia Bossi, che di fatto hanno escluso il funzionamento dei freni d'emergenza.

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