San Maurizio d'Opaglio

Ordine degli architetti di Novara, la presidente Ferraris alla conferenza sulla rubinetteria

"Occorre partire dalla formazione di una generazione di professionisti con una solida base culturale"

Ordine degli architetti di Novara, la presidente Ferraris alla conferenza sulla rubinetteria
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L’inaugurazione della mostra dedicata all’innovazione della rubinetteria attraverso le copertine della rivista Il Bagno Oggi e Domani è stata l’occasione per riflettere sulla figura professionale dell’architetto tra presente e futuro.

La conferenza

Lucia Ferraris, presidente dell’Ordine degli Architetti PPC delle Province di Novara e del VCO, è stata tra i relatori della conferenza “Fare, formare, progettare. I tre pilastri dell’innovazione della rubinetteria sanitaria” proposta a latere della mostra negli spazi del Teatro degli Scalpellini a San Maurizio d’Opaglio.

La mostra

L’evento si inserisce nelle manifestazioni (tra cui una mostra-evento già proposta negli spazi dell’ADI Design Museum di Milano) per festeggiare i 50 anni della storica rivista. La mostra allestita fino al 22 settembre al Museo del Rubinetto e della sua Tecnologia di San Maurizio d’Opaglio ripercorre mezzo secolo di storia editoriale e, al tempo stesso, di storia del bagno e della società attraverso l’esposizione delle più significative copertine che celebrano la rubinetteria sanitaria che si sono susseguite negli ultimi 50 anni: una selezione mirata che coinvolge le più importanti aziende storiche del distretto industriale capaci di esportare questa eccellenza manifatturiera nel mondo.

 

L'intervento di Ferraris

Al tavolo della conferenza si sono alternati esperti del settore.

«Il mio intervento - spiega la presidente Ferraris inclusa nel secondo gruppo di relatori chiamati ad esprimersi in merito all’importanza della formazione, insieme a Eliana Baici, professore ordinario di Politica Economica all’Università del Piemonte Orientale, e a Francesca Ferrandi, direttore della Fondazione Academy – in realtà si inserisce tra il formare e il progettare. Partiamo dall’assunto che la metodologia didattica nata sotto al principio “learning by doing” – letteralmente apprendere dal fare – è ormai posta alla base della formazione in tutti gli ambiti dove è considerato fondamentale l’avviamento al lavoro. Anche in ambito professionale l’esperienza è il motore dell’apprendimento. I percorsi formativi universitari tendono sempre più a uniformarsi alle richieste di un mercato in continuo cambiamento, privilegiando lo sviluppo di settori specialistici in sostituzione di un approccio umanistico alle discipline. La pratica abilitante e l’aggiornamento professionale continuo sono momenti importanti per la formazione intesa come “processo di crescita e acquisizione di nuove conoscenze e competenze”, ma dopo alcuni anni di applicazione del D.P.R. 328/2001, che ha disciplinato tra l’altro anche gli ordini professionali, ci si è resi conto che è necessario che le università tornino a essere il luogo in cui il futuro professionista acquisisce un ampio bagaglio culturale diventando espressione di intelligenza disciplinare nella propria materia. Non contenitori vuoti da riempire di nozioni ma individui che, operando in un determinato contesto, siano capaci di interfacciarsi con tutti i soggetti coinvolti, attraverso la creazione di una rete di relazioni, al fine di tradurre in azioni le conoscenze acquisite. La distinzione tra le competenze è fondamentale per poter tendere a un approccio al progetto sempre più completo, ma occorre partire dalla formazione di una generazione di professionisti con una solida base culturale, e non alla produzione di “architetti segmentati” o specialisti in pianificazione del territorio, architettura del paesaggio, restauro e conservazione dei beni architettonici e ambientali, designer, certificatori energetici in costante ricerca della propria identità e di concrete possibilità occupazionali. Uno degli intenti, usciti dalla conferenza, è stato quello di instaurare un dialogo che comprenda momenti formativi e una diretta comunicazione sia con la Fondazione Academy sia con l’ADI».

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