Parla la professoressa insultata e minacciata durante l'esame
"Hanno infierito contro la mia famiglia, mio figlio, e non potevo ignorare l’accaduto ma credo nelle seconde possibilità"
Dopo la rabbia, resta l’amarezza. "Mi aspetterei delle scuse, anche se a questo punto non so se Upo le accetterebbe". A parlare così al settimanale NovaraOggi è Ivana Rabbone, primario di Pediatria e docente dell’Università del Piemonte Orientale che venerdì 17 febbraio durante la seduta pubblica di esame finale della scuola di specializzazione in Pediatria, è stata aggredita verbalmente dai familiari di una specializzanda.
I fatti
Aveva discusso la propria tesi ottenendo il punteggio di 68/70. La sua famiglia, presente alla proclamazione, aveva verbalmente assalito tutte le docenti componenti la commissione con pesanti contestazioni e insulti, minacciando anche possibili ritorsioni contro il figlio e i familiari della presidente della commissione, professoressa Ivana Rabbone, che ha denunciato l’accaduto ai Carabinieri di Novara.
L’Università intera, attraverso il rettore, professor Gian Carlo Avanzi, si schiera a fianco delle proprie docenti nello stigmatizzare l’accaduto.
"Episodi come questi - dice il rettore - vanno eradicati sul nascere. L’Università è un luogo aperto, inclusivo, che tenta di aiutare gli studenti in tutti i modi, con sostegno didattico, aiuto al discernimento vocazionale, servizi a supporto dello studio e della vita in comunità. Un comportamento come quello che si è verificato da parte della famiglia della neo-specializzata, oltre a essere spropositato e penalmente rilevante, reca i segni dell’ingratitudine e della profanazione del luogo deputato alla creazione e alla diffusione della conoscenza".
"E’ inammissibile - prosegue il rettore - che la delusione per il risultato di un percorso di studio possa degenerare in minacce e intimidazioni, che sottintendono addirittura un controllo del mondo privato della professoressa. Qualunque attacco alla capacità e alla libertà di giudizio dei docenti, che sono un valore inviolabile di ogni Ateneo, va respinto con la massima energia. Ci riserviamo come Istituzione, dunque, la possibilità di adire a vie legali nei confronti di questi soggetti che hanno minacciato così gravemente l’Università intera attraverso gli attacchi a una docente stimata e apprezzata come la professoressa Rabbone".
Il rettore ha ricevuto messaggi di sostegno dai colleghi di tutta Italia così come la professoressa Rabbone: "Ci siamo visti offesi nel nostro ruolo di educatori - spiega - non era mai accaduto un fatto di tale gravità. In un contesto medico, che comprende dolore e disagio, è accaduto che genitori di bimbi malati mettessero in dubbio l’operato dei miei medici e io mi adoperassi per chiarire, ma sul fronte dell’insegnamento, soprattutto in sede di Specialità, non era mai successo. Questo voto, poi, non ha valore ai fini dei concorsi, è la valutazione che tiene conto di un intero percorso: non si tratta più di studenti che sostengono un esame, ma di medici in formazione, giovani trentenni, e questo fatto lascia una macchia sulla carriera della dottoressa e se fossi stata in lei mi sarei dissociata".
"Non è proprio stato compreso il mio operato - prosegue - Sono profondamente dispiaciuta perché un momento che doveva essere di soddisfazione è divenuto un momento da dimenticare per la dottoressa. Hanno infierito contro la mia famiglia, mio figlio e non potevo ignorare l’accaduto; ho colto tutta la fatica del denunciare ma credo nella giustizia, nell’equità ma soprattutto nel recupero, nelle seconde possibilità. Proprio perché sono madre e pediatra. Ho ricevuto messaggi di solidarietà da ex allievi e dagli specializzandi e questo mi ha scaldato il cuore. Così come sono orgogliosa e onorata di far parte di questo Ateneo che rappresenta una vera famiglia tutelante, che sta crescendo. Ora spero che la vicenda si chiuda e si possa ritrovare la serenità".