Sgombero ex villaggio Tav: "Sbagliato separare mamme e bimbi dai papà"
I gruppi di opposizione hanno espresso la loro contrarietà alla soluzione proposta dall'amministrazione per alcuni nuclei familiari
Proprio in questi giorni è entrata nella sua ultima fase lo sgombero dell'ex villaggio Tav allo scopo di lasciare campo libero al cantiere del Pinqua, il progetto finanziato con i fondi del Pnrr che prevede la realizzazione di un nuovo quartiere residenziale di edilizia popolare nell’area.
"L'unica strada possibile"
Tutto bene se non fosse che ci sono dei nuclei familiari che hanno dovuto o devono trovare una nuova sistemazione. A tal proposito i gruppi di opposizione esprimono la loro contrarietà alla soluzione individuata dal Comune per quelle famiglie che non trovano autonomamente un'alternativa abitativa.
Lo racconta il Corriere di Novara
Quasi tutti gli occupanti hanno trovato soluzioni alternative. «Per chi non era in grado di farlo - spiega l'assessore Teresa Armienti - il Comune ha offerto quella che purtroppo è l’unica strada possibile: l’accoglienza dei bambini e delle mamme in spazi in co-housing messi a disposizione da alcune associazioni, il dormitorio per gli uomini».
"Si privano i minori della figura paterna"
Una proposta, però, che ai diretti interessati proprio non piace. Così come non piace alle opposizioni. Che in un comunicato congiunto - a firma di Piergiacomo Baroni (Insieme Per Novara), Nicola Fonzo (Partito Democratico), Mario Iacopino (Movimento 5 Stelle) e Francesca Ricca (Gruppo Misto) - stigmatizzano duramente la soluzione, che “ha creato e crea grossi problemi soprattutto ai minori che si vedono privati della figura paterna con gravi conseguenze sulla loro crescita e sul loro benessere psicologico”.
Una soluzione “che è contraria a tutti i principi del servizio sociale oltre che al buon senso. Si tratta di un intervento punitivo, ingiustificato che difficilmente troverà il consenso degli interessati. Ci sembra poi scandaloso e molto grave - prosegue il comunicato - che i partiti che compongono l’attuale maggioranza consiliare e che dicono di voler salvaguardare l’istituto famigliare e promuoverne il benessere accettino tale soluzione. Forse il diritto all’unità del nucleo familiare vale solo per le famiglie ricche o comunque benestanti?”.
"Esistono soluzioni più umane e meno costose"
Oltre ai “costi sociali e umani di una tale soluzione”, le opposizioni pongono l’attenzione su quelli economici: “Sapete quanto costa mantenere donne e bambini in una struttura? Migliaia di euro. Le risorse impegnate potrebbero essere destinate a trovare altre soluzioni più umane e che aiutino veramente le famiglie a trovare una via di riscatto e di autonomia. Esistono già anche in città buone pratiche messe in atto da realtà del volontariato che hanno dato ospitalità a famiglie in situazione di emergenza abitativa, che non avevano (come quelle di cui si parla) i requisiti per un’assegnazione di un alloggio di edilizia popolare e che hanno portato ad un reinserimento sociale, abitativo e lavorativo in tempo ragionevoli”.
La replica dell'assessore
Ma l’assessore Armienti non ci sta: «Un conto sono le strumentalizzazioni politiche, un conto è la realtà dei fatti. Forse qualcuno pensa che se ci fossero state altre strade possibili non le avremmo percorse? Il problema è che noi di case da offrire a queste persone non ne abbiamo più, visto che abbiamo anche il problema del trasferimento dei residenti nelle palazzine di Sant’Agabio interessate dai progetti del Pnrr. E anche trovare alloggi in affitto non è facile. Quella che abbiamo proposto è una soluzione ovviamente temporanea: qualcuno ha compreso e l’ha accettata. Mi rendo conto che per una famiglia è difficile dividersi. Ma, lo ripeto, qui stiamo parlando di una questione di sicurezza. Se devo scegliere tra separare una famiglia per un po’ e lasciare dei bambini in condizioni di pericolo, sceglierò sempre l’incolumità dei bambini. A costo di qualche sacrificio».