Sì alla Città della salute con prezzi aggiornati: da 419 a 530 milioni
Rimangono inalterati il contributo pubblico per le quote spettanti a Stato e a Regione, mentre aumenta la quota del privato
Dopo il passaggio di ieri in Commissione Sanità, è stata approvata oggi, martedì 19 marzo, a maggioranza (26 favorevoli, 4 contrari e 11 non partecipanti al voto), la proposta di deliberazione che aggiorna il costo per la costruzione della Città della Salute e della Scienza di Novara da 419 a 530 milioni.
Il provvedimento, presentato dall’assessore alla Sanità, Luigi Icardi, modifica i parametri economico-finanziari della precedente deliberazione.
Incremento dell'investimento
Nel dettaglio, il costo totale dell’intervento passa da 419.134.00 a 530.022.807,48 euro. Rimangono inalterati il contributo pubblico per la quota spettante allo Stato (189.519.300 euro) e per la quota spettante alla Regione (9.974.700 euro), mentre aumenta la quota del privato. L’incremento dell’investimento iniziale verrà recuperato con il conseguente aumento dell’importo della rata di canone annuo di disponibilità e con l’allungamento della durata della concessione.
“Conosciamo l’iter particolarmente complesso di quest’opera – ha affermato l’assessore Icardi -, che nel 2019 abbiamo trovato bloccata dall’allora ministra Grillo e che successivamente abbiamo dovuto rifinanziare con 99 milioni di euro, dopo che la gara era andata deserta. L’ulteriore incremento dei costi di costruzione e il rincaro dei prezzi delle materie prime hanno indotto la Direzione dell’Azienda ospedaliera di Novara a sospendere anche la seconda gara e rivedere progetto e piano finanziario dell’opera, che è una priorità assoluta per il novarese e il Piemonte. Ringrazio il Consiglio per questa approvazione, che tutti ci auguriamo possa finalmente consentire di portare a buon fine l’esito della gara di appalto”.
Le critiche dell'opposizione
“Siamo d’accordo con la realizzazione di quest’opera strategica per il quadrante nord-est e per tutti i piemontesi, ma non concordiamo con le modalità”, ha dichiarato Mimmo Rossi (Pd). “Siamo in ritardo di 5 anni e nel frattempo i costi sono lievitati di 200 milioni, che non comprendiamo come verranno coperti, anche perché nonostante le richieste di precisazioni, non abbiamo ricevuto spiegazioni sufficienti”.
Contrarietà alla proposta e in generale rispetto all’impiego del partenariato pubblico-privato è stata espressa da Francesca Frediani (Gruppo Misto-Up): “le strutture sanitarie pubbliche devono essere create con i fondi pubblici, non è accettabile regalare al privato porzioni di sanità pubblica a fronte dell'incertezza sull’aggravio dei costi e senza sicurezza sul buon esito delle gare. Si potevano usare i fondi Inail”.
Una posizione espressa anche da Giorgio Bertola (Gruppo Misto-Ev) che ha lamentato la mancanza di accesso per i consiglieri ad alcuni dettagli del progetto: “Per alcuni documenti ciò è stato motivato per questioni di riservatezza, ma i consiglieri sono tenuti alla segretezza”.
“La costruzione di nuovi ospedali sul territorio è necessaria, ma votiamo contro il metodo che ha aumentato i costi e contro il finanziamento del partenariato pubblico privato che non è sostenibile per le casse regionali, cosa sulla quale in passato il Ministero ci aveva messo in guardia”, è intervenuta Sarah Disabato (M5s).
La difesa di Preioni e Perugini
“Le condizioni di questa legislatura sono state eccezionali, fra guerre, pandemia e conseguenze globali che si ripercuotono anche in Italia e in Piemonte. Ora per l’ospedale di Novara ci auguriamo sia la volta buona, vogliamo dare una risposta all’intero quadrante. La Regione deve continuare a fare pressione sul Governo centrale perché le procedure per compiere un’opera pubblica siano snellite e sburocratizzate”, ha detto il capogruppo della Lega, Alberto Preioni.
“I Piemontesi hanno bisogno di un ospedale hub a Novara, anche per contenere i flussi di mobilità passiva verso la vicina Lombardia. Ma l’unico strumento per volerlo è esprimere un voto favorevole, altrimenti si rischia di far parte del problema. Il partenariato pubblico-privato ha dotato l’Italia di tante strutture pubbliche, che diversamente sarebbero mancate”, ha aggiunto Federico Perugini (Lega).