Blitz antidroga

Spaccio nei boschi di Oleggio: 8 patteggiamenti

Gli altri 18 membri della banda che piazzava stupefacenti tra Novarese andranno in udienza preliminare a breve

Spaccio nei boschi di Oleggio: 8 patteggiamenti
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Spaccio nei boschi del Ticino: otto della banda hanno patteggiato. Hanno patteggiato pene comprese tra 1 e 4 anni, otto persone coinvolte l’anno scorso in un blitz antidroga messo a segno dalla polizia nei boschi del Ticino.

Spaccio nei boschi

Gli altri 18 membri della banda che piazzava stupefacenti tra Novarese – Pombia, Oleggio e Marano in particolare – e centri della vicina Lombardia e che non hanno scelto la via del patteggiamento, andranno in udienza preliminare a breve. La vicenda, con ampio risalto sui media, aveva avuto inizio con la morte violentissima di un 24enne di origine magrebina che, dopo essersi allontanato da una banda comandata da due fratelli, pare si fosse tenuto droga per un valore di circa 30 mila euro, da rivendere in modo autonomo.

Voleva mettersi in proprio, ma gli avevano fatto pagare lo sgarro e il tradimento con la morte a seguito di lunghe sofferenze. Il suo corpo, torturato e seviziato con vari strumenti, com’è poi emerso, era stato trovato da due automobilisti in una piazzola di sosta lungo la strada che porta a Lonate Pozzolo, nel Varesotto. Era il 7 maggio del 2022 e in quel momento era iniziata l’indagine che nel giro di ventiquattro mesi aveva portato all’arresto, nel giugno dell’anno successivo, di 26 persone. L’operazione, va ricordato, era stata coordinata dalla procura di Busto Arsizio e messa a segno dalla Squadra Mobile di Varese, con la collaborazione anche, tra le altre, di quella di Novara e con misure emesse dai gip di Busto Arsizio, Novara e Lodi.

I reati contestati, a vario titolo, erano tortura con uccisione del torturato, tentata estorsione, rapina, detenzione di armi e reati in materia di stupefacenti. Dalle indagini è emerso che la notte successiva al ritrovamento del cadavere, il capo dell’organizzazione criminale era fuggito in Spagna, grazie all’aiuto dalla sua compagna. A dirigere gli affari in Italia aveva lasciato il fratello e alcuni uomini fidati, che avevano proseguito l’attività di spaccio nei boschi della provincia di Novara e lombardi. Un gruppo organizzato e violento, cui è stato possibile risalire grazie osservazioni, intercettazioni e testimonianze di chi comprava la droga. L’altro giorno, in fase di indagine, otto membri, tra cui anche il capo della banda, hanno patteggiato in tribunale in relazione allo spaccio di stupefacenti. Per quanto riguarda il troncone che riguarda, invece, l’uccisione del giovane magrebino che risiedeva a Corsico nel Milanese, ad occuparsene è la Corte di Assise.

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