Giustizia

Delitto Amicucci: la difesa tenta la carta del ricorso in Cassazione

L'udienza di fronte alla Suprema Corte si terrà il prossimo mercoledì 28 febbraio

Delitto Amicucci: la difesa tenta la carta del ricorso in Cassazione
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Novità nel caso del delitto di Antonio Amicucci. La difesa di Mide Ndreu, condannata in Appello per l'omicidio, annuncia che presenterà ricorso in Cassazione.

Mercoledì 28 febbraio il caso va in Cassazione

L’anno scorso la Corte di Appello aveva riformato la sentenza di primo grado con la quale, il 28 luglio 2022 al termine del rito abbreviato, Mide Ndreu, 52enne collaboratrice domestica albanese, era stata condannata a 16 anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario aggravato. Vittima il pensionato novarese Antonio Amicucci. I giudici torinesi riuniti nell’aula bunker si erano pronunciati nel pomeriggio di mercoledì 17 maggio 2023, riconoscendo le attenuanti generiche prevalenti e riformulando la pena in “soli” 8 anni di carcere. Ora la difesa si gioca l’ultima carta. E’ in calendario mercoledì 28 febbraio, salvo imprevisti, l’udienza in Cassazione per tentare di cancellare la condanna.

Sul tavolo il riconoscimento della legittima difesa

Ci sarà da valutare, tanto per capirci, se si trattò di legittima difesa o no. Emerge che la procura generale, va sottolineato, condividerebbe questa tesi, che significherebbe revisione del procedimento. Il 24 novembre 2021 la donna aveva ammazzato Antonio Amicucci di 68 anni, nella sua abitazione al civico 1 di via Andoardi a Novara. Stando a quanto ricostruito, al culmine di una lite, Ndreu aveva inferto dodici coltellate a più organi vitali. Poi era corsa dai dirimpettai. A lanciare l’allarme ai carabinieri erano stati proprio i vicini di casa, che avevano sentito urla e rumori provenire dall’alloggio. Per i soccorritori non c’era stato nulla da fare: Amicucci era morto per choc emorragico. Dopo la confessione al pm Giovanni Castellani (“abbiamo litigato, poi lui mi ha aggredito, ho dovuto difendermi”), la colf era stata arrestata. Sposata, con figli, e residente nel rione popolare di Sant’Andrea, lo stesso di Amicucci, faceva le pulizie e non solo da circa quattro anni nella casa del 68enne, “Tonino” per gli amici, persona riservata e solitaria e, peraltro, gravata da invalidità totale. Il pensionato, come era emerso in fase di indagine, aveva alle sue spalle precedenti e una condanna per molestie nei confronti dell’ex moglie, da cui era separato da tempo, e delle figlie.

Una situazione delicata

L’avvocato difensore di Ndreu, Giuseppe Ruffier ha sempre sostenuto che quella mattina in cui avvenne il fatto di sangue la 52enne “si era difesa dall’ennesimo tentativo di avances e molestie sessuali” e da una “possibile minaccia da parte dell’uomo, con lo stesso coltello da cucina, diventato poi l’arma del delitto”. Nel corso delle varie fasi processuali Ruffier aveva chiesto e ottenuto dai giudici torinesi che la sua assistita fosse sottoposta a perizia psichiatrica ed era stato nominato il professor Silvio Antonio Venuti. Ndreu avrebbe tentato più di una volta di togliersi la vita e per questo motivo è stata ricoverata in ospedale. Attualmente, dopo un periodo trascorso in carcere, si trova presso la sua abitazione, dove è sottoposta ai domiciliari munita di braccialetto elettronico. Per Ruffier, e lo ha ribadito più volte, “necessita di cure”.

 

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