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La salma di Sow potrà tornare in Senegal grazie a tre Comuni

Il caso è stato discusso anche in studio dalla popolare trasmissione "Chi l'ha visto?"

La salma di Sow potrà tornare in Senegal grazie a tre Comuni
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La salma di Mohamed Sow, il giovane operaio ucciso vent'anni fa e il cui corpo è stato ritrovato qualche mese fa in un bosco a Oleggio Castello, potrà tornare in Senegal grazie alla generosità dei Comuni di Invorio, Paruzzaro e Oleggio Castello.

Sow potrà riposare accanto al padre

Continua a far discutere - a livello nazionale - la vicenda di Mohamed Sow, l’operaio senegalese trucidato vent’anni fa e ritrovato di recente sepolto in un bosco a Oleggio Castello. Nei giorni scorsi è arrivata la notizia dello sblocco della procedura per la sepoltura delle spoglie di Sow. Grazie al sostegno economico dei Comuni di Invorio, Paruzzaro e Oleggio Castello e all’aiuto nel disbrigo delle pratiche offerto anche dalla Procura, la salma potrà ora tornare in Senegal. Sow riposerà accanto alla tomba del padre.

La questione è stata trattata anche da Chi l'ha visto?

Intanto il fratello dell'operaio ucciso, Cheick Sow, è stato nelle scorse settimane ospite della trasmissione “Chi l’ha visto?”, su Rai3. La battaglia per la verità di Cheick, qui in Italia, non si ferma nonostante tutto e tutti. "Le sentenze vanno rispettate e io ho giurato lealtà alla Costituzione e alle leggi di questo Paese – ha detto – la Procura di Verbania sin dall’inizio ha indagato sull’ipotesi di omicidio, purtroppo non è stata creduta. Senza il cadavere, gli inquirenti non hanno potuto dimostrare l’uccisione di Sow. Ma io e la mia famiglia – ha detto sempre Cheick – siamo sempre stati convinti che non si era allontanato da solo, anche perché a casa aveva lasciato passaporto e carta di identità. Dove avrebbe potuto andare? Per noi stranieri i documenti sono la cosa più preziosa che abbiamo: senza quelli non si può far niente".

Quelle intercettazioni faranno discutere

A novembre di quest’anno, lo ricordiamo, la svolta del caso. Quel teschio ritrovato mesi prima da un passante nei boschi di Oleggio, nel Novarese, apparteneva al giovane senegalese. A confermarlo è stata la perizia eseguita dagli esperti del laboratorio di antropologia e odontologia forense dell'Università di Milano diretto da Cristina Cattaneo, confrontando le radiografie del capo eseguite a Sow nel 2000 dopo un incidente stradale con le ossa recuperate. Il reperto, e questa è storia recente, ha dimostrato che l'operaio fu ucciso da colpi in testa (per aver protestato per il mancato rispetto degli accordi sulla retribuzione), per poi essere seppellito. La puntata di “Chi l’ha visto?” ha mandato in onda anche le intercettazioni telefoniche della procura di Verbania. Domenico Rettura e Rocco Fedele, i due proprietari della fabbrica di pulitura metalli di Paruzzaro dove aveva lavorato Sow, gli unici sospettati dal pm Fabrizio Argentieri e accusati della sua morte, scagionati dopo sette processi (e la sentenza è irrevocabile), parlano così: "Secondo me il modo di affrontare queste persone è solo convincersi di avere a che fare con degli animali… allora se uno incomincia a vederli come… a quello come un maiale, a quello come un cane… Hai capito? In base alla somiglianza… allora uno dice… In fondo è un porco…". Un’intercettazione “terribile”, come l’ha definita la stessa giornalista Rai, Federica Sciarelli. In aula di tribunale, però, durante la lunga e complessa vicenda processuale, a proposito dei rapporti con Sow, Rettura aveva detto al giudice: "Sono stati bellissimi, ottimi, come fossimo amici". Rettura e Fedele, per la cronaca, sono tornati da tempo a Taurianova, in Calabria, dove sono stati processati per un’inchiesta sulla ‘ndrangheta locale. La vicenda su Mohamed Sow resta così uno dei “cold case” della storia giudiziaria italiana.

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