Processo

Nella setta di Cerano un inferno di torture e stupri

Terribile il quadro che emerge dalle testimonianze delle tre donne ascoltate finora

Nella setta di Cerano un inferno di torture e stupri
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Psicosetta di Cerano: parlano altre vittime. E’ proseguito, sempre a porte chiuse, il processo alla cosiddetta “Setta delle bestie” in corso di svolgimento in Corte di Assise a Novara. L’udienza è durata dalla prima mattina e fino al tardo pomeriggio, con diversi momenti di sospensione voluti dal presidente Gianfranco Penzone per stemperare il livello di tensione emotiva.

In 26 a giudizio

A giudizio, va detto, sono i 26 presunti adepti del gruppo ­ tutti professionisti lombardi - che avevano scelto nomi di animali e che dal 1990 e per almeno trent’anni avrebbero compiuto violenze fisiche e psicologiche ai danni di più ragazze e anche di bambine. A vario titolo dovranno rispondere di reati come violenza sessuale aggravata commessa anche ai danni di minori di 10 anni, riduzione in schiavitù e associazione a delinquere.

Le testimoni

L’altro giorno in aula, dopo che nella prima udienza aveva parlato “Giulia”, oggi 35enne, riconoscendo ogni luogo e in aggiunta anche gli strumenti custoditi negli immobili e utilizzati per compiere le violenze, hanno reso la loro testimonianza altre due donne, entrambe lombarde, citate come vittime e parti civili (ma solo nei confronti del presunto capo), che hanno raccontato un inferno fatto di presunti sistematici stupri, ripetuti pestaggi, torture, manipolazioni mentali e minacce di morte.

Minacce, ritorsioni e torture

Una era entrata all’età di sette anni, introdotta dalla sorella, l’altra a 19. Alle donne della setta, così sarebbe emerso dagli inquirenti, sarebbero state scattate anche fotografie che sarebbero servite come ulteriore forma di ricatto, per evitare che parlassero a genitori e familiari di quello che succedeva.

Sovente, si apprende dall’impianto della Squadra Mobile di Novara, le vittime giudicate ribelli, oppure che non si “applicavano” nelle pratiche, sarebbero state agganciate ad anelli appesi al soffitto.

Il tutto accadeva tra i boschi di Cerano, dove c’era la cascina base centrale dell’organizzazione segreta che serviva per le grandi cerimonie: ci sono i video degli inquirenti. In totale saranno sette le vittime che saranno ascoltate nel processo alla “psicosetta”.

"Apparato di prove solido"

Lo scorso 15 marzo, va ricordato, è deceduto per malattia l’erborista Gian Maria Guidi, 79 anni, il “dottore”, presunto capo. La sua posizione era già stata stralciata, come quella della sua principale collaboratrice, al momento fuori dal processo perché ritenuta incapace di stare a giudizio.

Così uno degli avvocati difensori: «L'apparato di prove è solido. Il processo sta procedendo con l’audizione dei testimoni che stanno dando piena conferma delle accuse del pubblico ministero». Le indagini le hanno guidate Silvia Baglivo della procura di Novara e Paola Stupino della Dda di Torino.

Nel luglio 2020 l’operazione di polizia ribattezzata “Dioniso” aveva portato alla scoperta della cosiddetta “Setta delle bestie”.

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