Oleggese morta a 28 anni dopo un intervento: altri tre mesi per trovare la verità
Rigettata l’archiviazione per i tre medici, per l'avvocato della famiglia non si tratta di "decesso legato alla fatalità, vanno ricercate le responsabilità"
Altri tre mesi di indagini per fare chiarezza sulla morte di Anna Giugliano, la 28enne che si è spenta il 21 marzo dello scorso anno dopo aver trascorso due giorni in Terapia intensiva all’Humanitas di Rozzano (Milano).
Morta a 28 anni dopo un intervento
La giovane era entrata nella struttura sanitaria l’8 marzo 2024 per sottoporsi a un intervento gastrico finalizzato al dimagrimento. Seguono le dimissioni, un malessere alcuni giorno dopo, le condizioni che peggiorano e il ritorno all’Humanitas dove la giovane viene ricoverata dopo aver accusato forti dolori all’addome ed essersi presentata con gambe e mani violacee e febbre alta.
Ed è proprio in Terapia intensiva che il cuore di Anna cessa di battere il 21 marzo. A quel punto scatta una denuncia ai carabinieri e partono le indagini.
Altri 3 mesi per far luce sul caso
Nei giorni scorsi il gip del Tribunale di Milano ha accolto la richiesta avanzata dalla famiglia della 28enne: la Procura ha tre mesi di tempo per sentire altri testimoni e per analizzare il cellulare della giovane donna per avere un quadro dello stato di salute della ragazza tra il giorno dell'operazione e quello del decesso.
Ora non resta che attendere l’audizione della sorella e della mamma di Anna oltre che dell’operatrice dell’Humanitas che aveva risposto al telefono - il 16 marzo 2023 - quando era stata contattata visto il peggioramento della giovane.
L'avvocato della famiglia: "Confidiamo nelle indagini"
Alla luce di questo nuovo sviluppo, è questo il commento dell'avvocato della famiglia, Simone Ciro Giordano, intervistato dal Corriere di Novara: «Questi tre mesi di aggiunta delle indagini per la famiglia costituiscono una vera speranza - spiega l'avvocato - per cui attendiamo l’autunno con grande speranza. Inizialmente siamo rimasti molto delusi per la richiesta di archiviazione, ma adesso il Gip Alberto Carboni, rigettando appunto l’archiviazione per il chirurgo operante, l’assistente e chi firmò le dimissioni, ha fornito alla famiglia di Anna la speranza di accertare le dovute responsabilità».
«In questo caso - precisa il legale - riteniamo che non esista un decesso legato alla fatalità, vanno ricercate le responsabilità. Un primo passo in avanti è stato fatto ed è come se ci fossimo tolti da dosso la pietra tombale dell’archiviazione. Confidiamo nelle indagini affinché si possano raccogliere tutti gli elementi utili a chiarire tutti gli aspetti di questa drammatica vicenda».
Prende fiato e poi prosegue in una considerazione che esprime anche l’amarezza della famiglia: «Da parte di Humanitas, a parte le condoglianze, non c’è mai stata nessuna forma di vicinanza alla famiglia, neppure la disponibilità a offrire dell’assistenza psicologica. E’ mancato l’aspetto umano, sono completamente scomparsi».