Progettato un maxi polo estrattivo a Varallo Pombia
Un progetto molto discusso nel corso degli anni, già prima del cambiamento di proprietà dell'area
Maxi polo estrattivo a Varallo Pombia: il progetto depositato porterà all'ampliamento dell'attuale cava e al cambiamento di alcuni particolari relativi a quell'area.
Un progetto di cui si parla da anni
Della questione si parla ormai da anni, almeno a livello istituzionale, ma sembra che ora finalmente qualcosa si stia muovendo anche dal punto di vista più strettamente operativo. Nei giorni scorsi sull’albo pretorio del Comune è comparso l’avviso pubblico relativo al maxi progetto per la realizzazione di un polo estrattivo a Varallo Pombia. Si tratterebbe in sostanza dell’ampliamento dell’area già esistente in strada Riale, da destinare a cava e nella quale, secondo la definizione riportata nella domanda presentata agli enti locali, verranno contestualmente “smaltiti e recuperati i rifiuti non pericolosi” trasportati sul posto insieme al materiale di risulta dei cantieri.
Depositata l'istanza di valutazione di impatto ambientale
La società che gestisce l’insediamento, Cave Ticino di Varallo Pombia, ha sottoposto alla Provincia l’istanza per la valutazione di impatto ambientale il 3 gennaio del 2022. Secondo le proiezioni dei proponenti, il progetto (a sinistra una mappa dell’impianto, ndr) prevede sostanzialmente l’estrazione di 5 milioni di metri cubi di materiale inerte (ghiaia, pietre e sabbia) nell’arco di 25 anni. Trattandosi dell’ampliamento di una passata autorizzazione, per parte del volume indicato nella relazione tecnica esiste già un’autorizzazione, che però ora va rivista alla luce di questo importante cambiamento. Se infatti fino ad oggi l’area destinata a cava era di 189.400 metri quadri, adesso con l’ampliamento si andrebbero ad aggiungere altri 162.400 metri quadri al progetto, per un totale di 351.800 metri quadri. Nel corso delle operazioni di scavo, e comunque entro il termine del periodo dell’autorizzazione, sarà effettuato il totale rimboschimento di tutta la zona. La società proprietaria prevede un impatto ambientale temporaneo e ridotto e sostiene che l’unico effetto permanente dato dalla presenza della cava sarà l’asportazione del substrato ghiaioso-sabbioso, che non è rinnovabile.
L'iter di approvazione è segnato
A maggio si è riunita la prima conferenza dei servizi chiamata a valutare il progetto. Le integrazioni richieste ai documenti della società proprietaria sono state consegnate poi il 30 dicembre. Ora l’iter prevede la richiesta dei pareri da parte di Provincia, Comune, Ente di gestione delle aree protette del Ticino e del lago Maggiore e delle altre amministrazioni coinvolte. La prossima conferenza dei servizi si è riunita quindi il 1° marzo. Dopo la valutazione di impatto ambientale, l’ultima parola prima del via libera ai lavori spetterà ancora una volta alla Provincia.
I particolari del progetto
E a illustrare i dettagli del progetto è proprio la relazione consultabile sul sito di Palazzo Natta, che conserva particolari competenze in materia di cave e smaltimento dei rifiuti. Fino a due anni fa l’area beneficiava di un’autorizzazione analoga a quella che ora la società proprietaria punta a vedersi confermare. Nel frattempo infatti, la concessione per il recupero dei rifiuti è stata revocata il 4 novembre del 2021. In questi anni la società ha subito un cambio di proprietà e ora i gestori vorrebbero nuove autorizzazioni, ampliando l’area di intervento. Se l’autorizzazione verrà concessa, nell’impianto continueranno a essere conferiti inerti da demolizione e costruzione, rifiuti di rocce da cave, conglomerato bituminoso, terre e rocce da scavo, detriti di perforazione e lavaggio inerti, pietrisco ferroviario privo di amianto. I materiali in questione potranno poi essere lavorati per ottenere materia prima per l’edilizia. Inoltre con il via libera di tutti gli enti coinvolti, nella logica dell’economia circolare, nell’area potranno essere “messi in riserva” anche i soli rifiuti comuni (carta e cartone, imballaggi e scarti di vetro, metalli ferrosi, acciaio e ghisa, metalli non ferrosi, plastica, legno, sughero, pneumatici e cartongesso) che saranno portati con le apposite autorizzazioni nel polo estrattivo insieme al materiale edile da recuperare.
Il commento del sindaco
«L’ipotetica estensione dell’area estrattiva è sul tavolo ormai almeno dal 2009 - dice il sindaco Joshua Carlomagno - e il Comune ha voce in capitolo su questo tema solo in modo limitato, trattandosi di una materia gestita principalmente da Provincia e Regione. Abbiamo cercato da una parte di tutelare i legittimi interessi dei cavatori che hanno proposto questo progetto e dall’altra di tutelare l’ambiente. Quell’area è utilizzata come cava da molti anni, ma il progetto di ampliamento porterebbe il confine del polo estrattivo fino al limitare dell’area protetta del Parco del Ticino. Perciò abbiamo chiesto di riconsiderare le superfici dell’insediamento e di fornire rassicurazioni sulle quantità di materiale estratto e sui tempi previsti per rinaturalizzare l’area".