Il Caso

Scomunicato ex parroco di Nibbiola e Garbagna Novarese

Il sacerdote era già finito sotto i riflettori per la sua scelta di celebrare la messa in latino

Scomunicato ex parroco di Nibbiola e Garbagna Novarese
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Il provvedimento di "scomunica latae sententiae" emesso ad agosto è stato reso pubblico attraverso la pubblicazione sulla Rivista Diocesana Novarese. Don Marco Pizzocchi è stato censurato per la sua adesione a un movimento scismatico.

Don Marco Pizzocchi torna sotto i riflettori

Di lui si era parlato a lungo, anche a livello nazionale, nel 2008. A quel tempo don Marco Pizzocchi, parroco di Nibbiola e di Garbagna Novarese, era stato rimosso dall'incarico perché si era rifiutato di interrompere la sua celebrazione della messa nella "liturgia tridentina", in lingua latina. Insieme agli altri due sacerdoti "latinisti" ossolani,  don Stefano Coggiola di Crevoladossola e don Alberto Secci di Santa Maria Maggiore, era finito sotto i riflettori dell'opinione pubblica.

La possibilità per i sacerdoti di celebrare la messa in latino era stata liberalizzata da papa Benedetto XVI nel 2007 con un provvedimento "Motu proprio", scritto prevalentemente con l'intento di avviare un dialogo con i sacerdoti lefebreviani e con altri tradizionalisti. Lo stesso documento, poi di fatto abrogato da Papa Francesco, prevedeva però l'obbligo per i sacerdoti di celebrare la messa domenicale in lingua italiana. E proprio su questo punto si consumò una prima rottura con l'allora vescovo Renato Corti e con la Chiesa cattolica.

Don Pizzocchi fu rimosso dall'incarico parrocchiale, pur rimanendo formalmente "incardinato" nel clero della Diocesi di Novara. Nonostante il ricorso, non tornò mai al suo posto precedente in parrocchia a Nibbiola. Il provvedimento di scomunica di questi giorni però parte da presupposti ben diversi.

Scomunicato l'ex parroco di Nibbiola

59 anni, residente nella zona della Lomellina, don Marco Pizzocchi è stato colpito da un provvedimento di "scomunica latae sententiae". Ma che cosa significa? Il provvedimento, che ha valore giuridico nel diritto canonico, è stato emesso ad agosto dal Vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla sulla scorta delle indicazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Si tratta di una formale censura nei confronti del sacerdote, decisa in seguito all'accertamento della sua volontà di aderire a un movimento scismatico. Dall'analisi del testo del provvedimento di scomunica, che risale alla scorsa estate, ma di cui è stata resa notizia nell'ultimo numero della Rivista Diocesana Novarese, pare infatti che don Pizzocchi si fosse avvicinato a una congregazione scismatica del Milanese.

Dagli accertamenti effettuati, emerge il fatto che il religioso, anche sui social network, abbia più volte rinnegato la sua appartenenza alla Chiesa, o meglio, alla Chiesa uscita dal Concilio Vaticano II. Per lui tutto ciò che è avvenuto dopo il pontificato di Papa Pio XII rappresenterebbe un percorso storico e dottrinale da rinnegare totalmente. Addirittura, sembra che nelle messe celebrate in questo periodo a casa sua o in altre località del Pavese, don Pizzocchi abbia fatto riferimento all'esistenza di una "sede pontificia vacante".

La scomunica "latae sententiae"

Il provvedimento di scomunica è stato emesso dopo un lungo procedimento canonico. A marzo dello scorso anno il Vescovo aveva chiesto a don Pizzocchi di confermare le informazioni su una sua riordinazione in un istituto non cattolico (comunicata dallo stesso sacerdote ai fedeli durante una messa) e la sua appartenenza ai movimenti scismatici "sedevacantista" e "sedeprivazionista".

Brambilla chiese anche al religioso di esprimere il suo pentimento e di rientrare nei ranghi della Chiesa. Don Pizzocchi non ha mai risposto alle lettere di Monsignor Brambilla. In attesa delle decisioni della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Vescovo aveva revocato quindi a don Pizzocchi le facoltà ministeriali.

E da Roma il verdetto è stato chiaro: ravvisando nel comportamento di don Pizzocchi gli estremi per il "delitto di scisma", è stata dunque richiesta l'emissione di un provvedimento di scomunica latae sententiae. La censura nei confronti del religioso non è di per sé definitiva. Don Pizzocchi ha infatti ancora la possibilità di presentare ricorso, di chiedere al Papa la dispensa dagli obblighi sacerdotali, o di ritrattare le sue posizioni, chiedendo formalmente perdono alla Chiesa cattolica e chiedendo di rientrare nei suoi ranghi.

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