Tragedia Mottarone: cortocircuito tra Procura e Gup, non cambiano i capi d'accusa
L’udienza è stata rinviata al 10 ottobre
La tragedia del Mottarone è tornata in aula ieri, giovedì 12 settembre 2024, a porte chiuse, dopo che a metà luglio la gup di Verbania Rosa Maria Fornelli aveva chiesto alla procura di riformulare i capi di imputazione nei confronti di otto persone, tra cui due società, escludendo i reati relativi alla sicurezza sul lavoro e le relative aggravanti e alleggerendo, di fatto, la posizione di alcuni.
I fatti
La procuratrice capo facente funzioni Olimpia Bossi, con la sostituta Laura Carrera, doveva dunque decidere se accogliere tale richiesta, oppure no. E la risposta arrivata è quella che, soprattutto le parti civili (“è un colpo inaspettato”) temevano. Un nuovo colpo di scena. La procura di Verbania non ha infatti accolto le richiesta di riformulare i capi. Bossi e Carrera hanno comunicato di non aver fatto proprie le richieste della gup, che in tal senso si era rifatta alle facoltà che le ha recentemente concesso la riforma della giustizia dell’ex ministro Cartabia.
La decisione dei pm è stata sostanzialmente motivata come una scelta di coerenza, in linea con il proprio impianto accusatorio. A questo punto si aprono due scenari. La gup Fornelli potrebbe ritirare la sua ordinanza di luglio – quattordici pagine fitte di notazioni e di riferimenti alla dottrina e alla giurisprudenza – in cui chiedeva la modifica delle imputazioni e procedere con le decisioni sui rinvii a giudizio o di accesso a eventuali riti alternativi. Oppure potrebbe restituire gli atti alla procura per una nuova chiusura delle indagini e si ripartirebbe con un nuovo giudice. Sembra questa la strada che verrà presa.
Udienza rinviata
L’udienza è stata comunque rinviata al 10 ottobre. Nell’incidente del 23 maggio del 2021, va ricordato, morirono in 14 e nei guai sono finiti il titolare delle Ferrovie del Mottarone, la società che gestiva l’impianto, Luigi Nerini; per il direttore di esercizio, Enrico Perocchio; per il caposervizio, il borgomanerese Gabriele Tadini; per i vertici di Leitner, tra cui il vicepresidente Martin Leitner; il responsabile del customer service Peter Rabanser; le due società stesse, Leitner e Ferrovie del Mottarone. Era stata chiesta, invece, l’assoluzione per il presidente della multinazionale del gruppo di Vipiteno, Anton Seeber. Secondo l’ipotesi della procura, le cause della tragedia andrebbero addebitate a una catena di omessi controlli, primo fra tutti quello mensile sulla fune via via deterioratasi, a cui si aggiungerebbe la consuetudine di inserire i forchettoni (lo ha confessato agli inquirenti Tadini), escamotage per evitare i blocchi al servizio che ha però impedito l’entrata in funzione dei freni di emergenza.
Sulla vicenda c’è stata una maxi perizia discussa con la formula dell’incidente probatorio. Per quanto riguarda i risarcimenti, agli oltre 90 familiari delle vittime, poi usciti dal processo, da parte di Reale Mutua, l’assicurazione di Ferrovie del Mottarone, e da parte di Leitner si sono aggirati tra i 25 e i 30 milioni. Rimangono ancora una trentina di parti civili che si aggiungono alla Regione Piemonte e al Comune di Stresa.