Pugno dritto in faccia

Violenza shock nel carcere a Novara: brutale aggressione a un poliziotto

Da parte di un detenuto al 42 Bis

Violenza shock nel carcere a Novara: brutale aggressione a un poliziotto
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Prosegue inarrestabile la spirale di violenza nelle carceri italiane.

Questa volta è toccato a Novara

L’ultimo grave evento è accaduto, come riporta il segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Vicente Santilli, nella Casa circondariale di Novara: “Continuano le aggressioni da parte dei detenuti nei confronti della Polizia Penitenziaria in Piemonte. Questa volta è il personale in servizio a Novara ad aver vissuto una giornata da incubo, con l’aggressione di un detenuto sottoposto al regime detentivo del 41 bis verso un appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria.

Il ristretto ha colpito l’Agente con un pugno al viso, tanto da rendersi necessarie le cure dei sanitari e diversi giorni di prognosi. Queste sono situazioni che destabilizzano l’ordine, la sicurezza e la serenità del personale di Polizia operante. Pertanto, considerato quanto previsto dal protocollo in vigore, si rende indispensabile disporre il trasferimento degli aggressori in altro istituto penitenziario”.

Il problema delle carceri piemontesi

Santilli evidenzia ancora che “le carceri del Piemonte stanno vivendo ormai da tempo momenti di grande difficoltà nella gestione dei detenuti. Sono continue le aggressioni al Personale che si verificano senza che vi sia un intervento da parte degli organi superiori. La gestione e movimentazione dei detenuti protagonisti di aggressioni ci lascia alquanto perplessi, in quanto non sempre vengono applicate repentinamente le normative ministeriali che prevedono il trasferimento immediato del detenuto che si rende protagonista di aggressioni nei confronti del personale”.

Serve un nuovo modello custodiale

Donato Capece, segretario generale del SAPPE esprime vicinanza e solidarietà ai poliziotti di Novara ed evidenzia come e quanto sia importante e urgente prevedere un nuovo modello custodiale. “Le donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria non possono continuare ad essere aggrediti o a trovarsi costantemente in situazioni di alta tensione senza che il Ministero della Giustizia ed il DAP adottino provvedimenti urgenti. Siamo al collasso! Serve una stretta normativa che argini la violenza dei pochi, anche a tutela degli altri detenuti e delle altre detenute.

Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Fino a quando i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria pensano di continuare a restare a guardare questi gravi fatti con apatia ed indifferenza? Fino a quando assisteranno a questo sfascio dell’ordine e della sicurezza interna provocato dal lassismo di decisione assurde e illogiche, come la vigilanza dinamica e soprattutto l’assenza di adeguati provvedimenti disciplinare e penali per chi aggredisce gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria?”.

“Servono allora più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose”, conclude il leader del SAPPE. “I decreti svuota-carceri, che più di qualcuno continua ad invocare ad ogni piè sospinto, non servono: serve piuttosto una riforma strutturale dell’esecuzione, serve il taser per potersi difendersi dai detenuti violenti e la dotazione di body-cam al personale”.

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