Cinghiale morto per peste suina: Coldiretti pronta a chiedere i danni
L'associazione sottolinea da sempre la problematicità della diffusione del cinghiale
Cinghiale morto per la peste suina: dopo le numerose denunce riguardo alla pericolosità della diffusione della malattia e in seguito alla segnalazione del primo caso in Piemonte: Coldiretti si toglie qualche sassolino dalla scarpa.
Cinghiale morto per peste suina: le reazioni di Coldiretti
La notizia del primo cinghiale morto in Piemonte a causa della peste suina non è passata certo inosservata ai vertici di Coldiretti regionali, che da sempre conducono su questo tema una campagna molto accesa.
L'intervento di Coldiretti
"Tanto tuonò che piovve - scrivono dai vertici dell'associazione di categoria - come da tempo annunciato da Coldiretti Piemonte con diverse manifestazioni, come Bôgia Piemunt dell’11 dicembre 2019 e dello scorso 8 luglio 2021 in piazza Castello a Torino, comunicati stampa, segnalazioni, e lettere in Regione, è stato trovato il primo caso di Peste Suina Africana in Piemonte, come già successo in Germania e nell’Est Europa. Oltre ai grandissimi danni alle coltivazioni, agli incidenti mortali e non, ai problemi sanitari e ad aver lasciato degenerare questa situazione, ora in Piemonte c’è un ulteriore rischio elevatissimo: la Peste Suina Africana, infatti, può colpire i cinghiali ed è altamente pericolosa e, spesso, letale per i suinidi, ma non è trasmissibile agli esseri umani".
L'associazione è pronta a chiedere un risarcimento danni
"Siamo fortemente preoccupati – affermano il Presidente di Coldiretti Novara-Vco Sara Baudo e il Direttore Francesca Toscani -, gli interventi immediati ed urgenti, così come i controlli a tappeto sui cinghiali abbattuti, che da tempo chiediamo, devono ora sicuramente essere fatti e non bastano, di fronte ad uno spettro così grave e rischioso, solo i controlli eseguiti a campione, alla ricerca esclusivamente della Trichinella. Bisogna anche mettere mano definitivamente alla forma di tracciamento della filiera e della commercializzazione dei cinghiali abbattuti – continuano Baudo e Toscani - L’altra forte preoccupazione è per il danno d’immagine che questa situazione può creare diventando anche uno strumento di speculazione economica nei confronti del nostro territorio, rischiando di colpire ingiustamente i nostri allevatori che, invece, conducono i loro allevamenti con standard di bio sicurezza molto elevati. Chiediamo, pertanto, da subito di attuare tutte le misure necessarie per monitorare la situazione e contenerla il più possibile. Inoltre, per difendere i nostri imprenditori, già fortemente colpiti dalla crisi legata alla pandemia, se dovessero generarsi strumentalizzazioni e speculazioni, non esiteremo a fare causa, a richiedere il risarcimento danni ed a costituirci parte civile nei confronti di chi non ha saputo gestire correttamente la problematica del proliferare dei cinghiali e di chi ha avuto la responsabilità di farla degenerare. Non possiamo, però, non riconoscere – concludono Baudo e Toscani – l’importanza dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d'Aosta che, già da mesi, si è reso disponibile ad un tavolo di lavoro, nel quale riponiamo ampia fiducia, proprio sull’emergenza sanitaria causata dalla fauna selvatica".