Usava la foto di un novarese morto per adescare ragazzine: condannato
L'uomo, all'epoca dei fatti 37enne, dovrà svolgere dei lavori socialmente utili
Il carabiniere accusato di usare la foto di un novarese morto anni prima per adescare le ragazzine è stato condannato a svolgere lavori socialmente utili.
Carabiniere a processo
Non subirà il processo ma “pagherà” il suo debito con la giustizia svolgendo lavori utili alla collettività. E’ quanto stabilito per M. Z., il carabiniere 37enne a suo tempo in servizio in provincia di Verona, smascherato due anni fa dalla trasmissione delle “Iene” con la complicità della famiglia di una 13enne, che l’uomo avrebbe cercato di adescare tramite un social network utilizzando l’immagine di un giovane di Novara deceduto a causa di un batterio.
Il fascicolo a Novara
Il caso, per quanto riguarda la parte di adescamento di minore, è approdato a Novara, mentre altri fascicoli nei confronti di M. Z. sono tuttora pendenti in altre sedi. La sera stessa in cui era andato in onda il servizio, il 13 ottobre 2020, i suoi colleghi si erano fatti consegnare da lui pistola d’ordinanza e tesserino, dopo il via libera del pm di turno.
L'adescamento online e la trappola de Le Iene
La vicenda, secondo quanto ricostruito, aveva preso il via durante il periodo di lockdown, quando la ragazzina sarebbe stata contattata da quello che pensava essere un 15enne. Dopo le prime frasi, i primi cenni d'intesa, le conversazioni si sarebbero fatte più spinte, con espressioni sessualmente più esplicite e richieste di foto di lei nuda. I due avrebbero parlato anche di una fuga della giovane. Ad accorgersi del tutto era stato il padre di lei. Poi la trappola delle Iene. I due si erano dati appuntamento al molo di Peschiera del Garda, dove insieme a M. Z. era arrivata la troupe Mediaset.