Naufragio sul lago Maggiore degli 007: lo skipper ha raccontato la sua versione dei fatti
L'interrogatorio è stato chiesto dall'indagato.
Giovedì 16 maggio lo skipper Claudio Carminati ha raccontato al procuratore la sua versione del naufragio sul lago degli 007 nel 2023.
Naufragio sul lago degli 007: lo skipper ha raccontato la sua versione
Naufragio sul lago: lo skipper ha raccontato la sua versione dei fatti. Giovedì 16 maggio Claudio Carminati, 61enne armatore e comandante dell’imbarcazione travolta dalla tempesta l’anno scorso, tra Arona e Lisanza, accusato di omicidio plurimo colposo e di disastro colposo per la morte di quattro persone, è comparso davanti al procuratore capo di Busto Arsizio Carlo Nocerino e al sostituto Massimo De Filippo, per dare la sua versione dell’accaduto.
I fatti il 23 maggio '23 costarono la vita di 4 persone
La “Gooduria”, va ricordato, era affondata il 23 maggio 2023 al largo delle acque del lago Maggiore, dove si era verificata una forte ondata di maltempo, e nella tragedia avevano perso la vita quattro persone: la moglie Anya Bozhkova, 50enne di origine russa che viveva con lui sulla barca e che non sapeva nuotare, Tiziana Barnobi e Claudio Alonzi, di 53 e 62 anni, appartenenti ai servizi segreti italiani e l’israeliano Erez Shimoni, 54 anni, ex agente del Mossad. Gli altri a bordo quella domenica, 23 in tutto tra ospiti ed equipaggio, erano 007 quasi certamente in missione (non era stata una semplice gita in barca come si era voluto far credere inizialmente) ed erano riusciti a salvarsi raggiungendo la riva a nuoto o perché aiutati da alcuni natanti. L’house boat si era inabissata per 16 metri; era affogato nel lago anche il cane di Carminati e della moglie, da 14 anni con loro.
L'interrogatorio è stato chiesto dall'indagato
Nel corso dell’interrogatorio chiesto dall’indagato per fornire i suoi chiarimenti su alcune delle contestazioni e durato circa un’ora, così trapela, lo skipper, che ora vive ospite di amici in un bungalow, ha ripercorso il naufragio (“sarei dovuto morire io al posto loro”, avrebbe detto) rammaricandosi, prendendosi le proprie responsabilità, ma anche dando spiegazioni. Avrebbe ribadito, per esempio, di non essere a conoscenza che i passeggeri a bordo erano agenti dei servizi, ammesso di non aver agito repentinamente per aiutarli e distribuire loro i giubbotti salvagente e respinto le contestazioni sulla presunta mancata assicurazione dell’imbarcazione. Così il suo avvocato Marco Vittoria: «Siamo stati noi a chiedere l’interrogatorio dopo l’avviso di conclusione indagini. A nostro parere non è stata adeguatamente valutata l’imprevedibilità dell’ondata di maltempo che quel pomeriggio investì il lago. Furono 5 minuti di eccezionale intensità, impossibili da gestire e non previsti con una tale forza». E ancora: «E’ prematuro parlare ora di possibili sviluppi, confido che quanto abbiamo spiegato al pm spinga l’accusa a chiedere l’archiviazione a carico di Carminati. Se così non dovesse essere, affronteremo le conseguenze».
E' possibile la strada del patteggiamento
La procura bustese, messo a verbale l’interrogatorio, valuterà la richiesta di rinvio a giudizio. Possibile anche la strada del patteggiamento. Nel mirino della perizia stilata dall’esperto Carlo Ceccarelli, che si occupò del caso Concordia, per verificare il rispetto delle misure di sicurezza, sono finite le presunte modifiche “artigianali” che il comandante avrebbe apportato alla barca (durante l’interrogatorio lui stesso avrebbe spiegato di averle effettuate in buona fede, essendosi rivolto a esperti del settore), che avrebbero peraltro inficiato la stabilità della stessa. Ma anche gli otto passeggeri in più – la capienza massima prevista era di 15 e sulla barca non ci sarebbe stato nemmeno un numero sufficiente di giubbotti di salvataggio – sarebbero concausa del naufragio, così come l’aver sottovalutato le condizioni atmosferiche. Quel 23 maggio di due anni fa sul lago spirò un fortunale con venti che hanno toccato i 120 all’ora che, arrivati all’improvviso, fecero scuffiare il natante.