Presi i rapinatori della gioielleria Zanaboni di Arona: banda di lituani
Avevano un vero e proprio modus operandi applicato presumibilmente altre volte anche in ambito internazionale.
I Carabinieri del Comando di Arona, in collaborazione con la Divisione Si.Re.Ne. per la Cooperazione Internazionale di Polizia hanno rintracciato all’estero due soggetti di nazionalità lituana destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere poiché ritenuti responsabili di una rapina aggravata, commessa nel novembre del 2021 ai danni della gioielleria Zanaboni di Arona.
Le indagini
In quell’occasione la rapina si era caratterizzata per la particolare rapidità di esecuzione, circa 1 minuto e 28 secondi: tre persone si erano introdotte, con volto parzialmente travisato da mascherina chirurgica, all’interno di quell’ esercizio commerciale. Mentre uno dei tre minacciava con una pistola i proprietari e la dipendente, gli altri due, simultaneamente, dopo aver forzato con un palanchino gli sportelli delle vetrine, facevano razzia di 18 orologi di valore, tra cui Rolex, IWC e Tudor e diversi preziosi in oro in esposizione, per un valore di centocinquantamila euro.
La minuziosa attività d’indagine consentiva di stabilire che la borsa contenente la refurtiva era stata poi ceduta dai rapinatori ad un quarto soggetto, successivamente allontanatosi in sella ad una bicicletta nella direzione opposta rispetto alla via di fuga dei complici.
Le successive indagini, coordinate della Procura presso il Tribunale di Verbania, si sono rivelate
particolarmente complesse ed articolate, costringendo i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Arona a confrontarsi con una realtà criminale di respiro internazionale, particolarmente complessa.
Infatti durante l’attività investigativa è emerso che i sospettati appartenevano con ogni probabilità ad una banda di rapinatori professionisti transnazionali, originari appunto della regione baltica. É stato quindi appurato che l’operazione criminosa aveva seguito un copione ormai collaudato, facendo quindi ritenere concreta la possibilità che vi siano anche ulteriori “colpi” messi a segno in altri Stati del continente europeo. Tale “modus operandi” sarebbe pertanto stato affinato nel tempo per lasciare meno tracce possibili, rendendo estremamente arduo il lavoro degli investigatori.
Il "metodo" usato
1. arrivo nel paese europeo scelto probabilmente alcuni giorni prima del colpo, anche con un probabile ausilio di un basista;
2. sopralluogo effettuato personalmente nella gioielleria, fingendosi compratori in cerca di informazioni;
3. seconda visita con la scusa di voler perfezionare l’acquisto. In quest’ultimo frangente
scattava la rapina vera e propria.
Viste le risultanze investigative veniva esteso in ambito europeo il provvedimento restrittivo della
libertà personale a carico dei ricercati, emesso nel frattempo dal GIP su richiesta della Procura della Repubblica, e grazie al sinergico contributo della Divisione Si.Re.Ne. per la Cooperazione
Internazionale di Polizia i sospettati venivano rintracciati e fermati in Lituania ed estradati in Italia nei giorni scorsi.