Il caso

Sindaco Divignano scrive ancora a Poste: "Disservizi vergognosi"

Un nuovo capitolo della querelle tra il Comune e Poste

Sindaco Divignano scrive ancora a Poste: "Disservizi vergognosi"
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Sindaco Divignano continua a far sentire la sua voce nei confronti di Poste italiane. L'ufficio postale presente in paese è aperto solo tre volte a settimana.

Sindaco Divignano scrive a Poste e al Prefetto

"Ormai è una guerra, non possiamo perderla". Non ne può più il sindaco Gianluca Bacchetta, impegnato nella personale battaglia ingaggiata per tutelare l'ufficio postale del suo paese. Ha mandato di nuovo una lettera a Poste italiane nella sede romana e alla Prefettura di Novara per denunciare in modo colorito e netto i disservizi vissuti dalla cittadinanza. Divignano, come altri Comuni del territorio, paga lo scotto di avere un numero di abitanti tale che Poste ha deciso l'apertura degli sportelli solo tre mattine a settimana. Le precedenti sollecitazioni non hanno per ora condotto a una risoluzione e anche questa volta l'aggettivo "vergognoso" viene posto sulla missiva in grassetto e sottolineato due volte.

"Vogliamo delle risposte chiare"

"Poste non ci degna di un'interlocuzione precisa - precisa Bacchetta - dunque ho ritenuto corretto ricontattare entrambi, chiederemo un incontro formale. Chi ha la macchina può recarsi in altri uffici, come questa azienda esorta a fare, ma chi ne è sprovvisto? E cosa deve fare chi, anziano, ha più difficoltà a muoversi? E' vero che abbiamo meno abitanti di altri Comuni, ma mi risulta che anche i divignanesi hanno scadenze e documenti che per forza devono passare dall'ufficio postale. Forse non fanno comodo i soldi dei miei concittadini? Nessuno contesta l'impegno da loro profuso per tutelare la clientela e i dipendenti nella prevenzione del coronavirus, ma i canali alternativi come i sistemi online o le varie app non si pretende che li usino coloro che non possono o non vogliono utilizzarli. Inoltre in Comuni limitrofi come Agrate Conturbia e Bogogno i vecchi orari sono stati ripristinati. Sto parlando di persone che attendono fuori al freddo, in quanto l'ufficio è piccolo e può entrare una sola persona alla volta. Non vorrei sentire la risposta che c'è stato un calo di affluenza, giustificabile a febbraio e marzo, ma non ora. Se la giustificazione di questo vergognoso disservizio si chiama Covid-19, viene logico pensare che, per limitare situazioni di contagio e assembramenti, andrebbe aumentata l'apertura e non dimezzata. Poste non può nascondersi dietro a risposte tanto evasive, quando eroga servizi essenziali".

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