Arona intitolerà il parco di Dagnente al partigiano Pierino
Travaini era il più giovane dei martiri partigiani di Solcio di Lesa
Arona sceglie di intitolare il parco giochi della frazione al più giovane dei martiri partigiani trucidati a Solcio di Lesa.
Una decisione importante
Un risultato ottenuto grazie a un certosino lavoro di ricerca e alla disponibilità dell’Amministrazione comunale. E’ così che è stato possibile arrivare all’obiettivo dell’intitolazione del parco di Dagnente alla memoria di un personaggio particolarmente interessante e importante della storia aronese.
Con una delibera che risale alle scorse settimane infatti, la giunta aronese ha approvato l’intitolazione del parco che si trova tra via Campagna e via Soardi, a Dagnente, alla memoria del partigiano Pietro Travaini, da tutti conosciuto con il nome di “Pierino”.
La richiesta dell'Anpi
A spiegare come è nata questa importante operazione di riscoperta del passato è la presidente della sezione Anpi Carlo Barberi di Arona, Lucia Caruso. "Qualche tempo fa sono stata contattata dai famigliari di questo giovane partigiano fucilato a Solcio di Lesa nel 1945 - dice - ho incontrato personalmente i nipoti di Pierino e mi ha colpito particolarmente il racconto di uno di essi, che era presente al momento della fucilazione e purtroppo non ha mai dimenticato quel momento terribile. Così abbiamo valutato insieme l’opportunità di ricordare questo partigiano dedicandogli un punto di Dagnente, in quella che era la comunità dove ha vissuto praticamente tutta la sua vita". Caruso ha iniziato a documentarsi, chiedendo supporto all’Istituto storico della Resistenza di Novara, e ha scoperto una storia parzialmente dimenticata e decisamente drammatica risalente agli anni della lotta di Liberazione. Così ha proposto alla giunta di Arona, a nome dell’Anpi, una richiesta di intitolazione di un luogo pubblico di Dagnente alla memoria di Pietro Travaini.
La storia del partigiano Pierino
Travaini nacque ad Arona il 16 novembre del 1927. Era il figlio di Pietro Travaini e Angela Romerio e con loro abitava in via Soardi, 5, nella frazione di Dagnente. Aveva appena 17 anni quando entrò a far parte della seconda divisione Redi, decima Brigata Rocco, Battaglione Bariselli delle formazioni partigiane. Il suo nome di battaglia era Pierino. Il 19 marzo del 1945, durante un’azione volta a proteggere Armeno da un’incursione fascista particolarmente violenta, rimase isolato dai suoi compagni e venne fatto prigioniero dagli uomini del tenente Finestra. Fu condotto a Baveno, alla famigerata “Pensione Stamm”, che altro non era se non un luogo terribile dove le SS imprigionavano le persone che attendevano l’esecuzione. In quel momento con Travaini c’erano altri circa 80 prigionieri. Il 24 marzo 1945 un soldato tedesco fu ucciso durante un’azione dei partigiani nei pressi di Solcio. “Per ogni tedesco ucciso, dieci italiani saranno fucilati”: questa era la regola alla base delle vili rappresaglie che i nazifascisti praticavano sul suolo italiano. Gli autocarri del capitano Stamm delle SS prelevarono quindi 9 prigionieri da Baveno, tra i quali c’era anche il partigiano Pierino, per condurli alla fucilazione a Solcio. Durante il tragitto, senza alcun motivo, uccisero con una raffica di mitra Cesare Simoncini, un operaio che stava rincasando dopo il turno di lavoro. Giunti a Solcio, i prigionieri furono prima passati per le armi e poi colpiti da alcune bombe a mano, che resero irriconoscibili i loro resti. Assieme a Travaini e a Simoncini caddero anche i tre fratelli Beltrami: Adolfo, Cipriano e Giovanni, Gian Mario Comina, Giorgio Fagnoni, Severino Gobbi, Tersilio Villa e Paolo Torlone.
Quando fu ucciso, Pietro Travaini aveva appena 17 anni.