Cordoglio

Arona in lutto per il "partigiano ragazzino"

Il ricordo del figlio: "Era un uomo severo, ma anche buono, e d’altronde non poteva essere diversamente considerando le difficoltà che ha dovuto affrontare"

Arona in lutto per il "partigiano ragazzino"
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Arona in lutto per Giovanni Dellera, quando aveva solo 16 anni affrontò la sfida della guerra di Liberazione facendo la staffetta per i partigiani.

Arona in lutto per uno degli ultimi simboli della Resistenza

Tutto l’Aronese piange la scomparsa di uno degli ultimi protagonisti della Resistenza, Giovanni Dellera. 92 anni, ex partigiano, Dellera era originario di Paruzzaro, dove ha vissuto per i primi anni della sua vita, prima di trasferirsi in Lombardia, in Francia e poi a Montrigiasco, dove risiede ancora la sua famiglia. Quando scoppiò la guerra Dellera era solo un ragazzino, ma nonostante questo non si tirò mai indietro e partecipò agli scontri, rischiando la vita anche in prima linea. "Ieri abbiamo accompagnato, nell'ultimo viaggio, il Partigiano Dellera Giovanni, nome di battaglia “Piccolo”, di Montrigiasco - hanno scritto nei giorni scorsi sui social i rappresentanti della sezione aronese dell’Anpi - che ha combattuto per la Liberazione nel Vergante-Mottarone con la Brigata Valtoce. A soli 16 anni con grande coraggio portava le munizioni alle formazioni partigiane nell'Alto Vergante, non gli fu mai data un'arma a causa della giovane età. Catturato sulle montagne dai fascisti e condotto in carcere a Novara per essere interrogato, riuscì a fuggire con l'aiuto di un prete e tornò subito tra le montagne con i compagni per continuare la lotta di liberazione dal nazifascismo. Grazie Giovanni "Piccolo"".

Il ricordo del figlio

Venerdì 9, in occasione del suo funerale, erano presenti tutti i membri della famiglia: i figli Carlo e Mario, la nuora Monica Amoretti e i numerosi nipoti. "In realtà - racconta il figlio Carlo - non siamo sicuri che il nome di battaglia di papà fosse “Piccolo”: è probabile che invece i partigiani lo chiamassero “Cucciolo”. Ad ogni modo era un nome scelto per simboleggiare in qualche modo il fatto che a quel tempo lui era ancora un ragazzino. Lui non ha mai amato parlare di quel periodo della sua vita, neanche con noi, ma è chiaro che quella è stata una fase decisamente traumatica della sua esistenza. Era principalmente una staffetta partigiana, ma quando fu arrestato si trovava nelle zone dei combattimenti. Il compagno che si trovava accanto a lui morì, ucciso dai tedeschi, e lui si mise a correre per fuggire. Fu catturato in una radura e si salvò probabilmente solo perché non era armato".

Una vita di sacrificio per la famiglia

Dopo la guerra Dellera lavorò duramente per costruirsi una famiglia e per riuscire a raggiungere i suoi obiettivi. "Ha fatto una miriade di lavori diversi - prosegue il figlio - imbianchino, autista, pompiere e tanti altri. Per quattro anni della sua vita si è trasferito a Marsiglia, dove lavorava nelle aziende impegnate nella verniciatura dei piloni dell’alta tensione, in condizioni di sicurezza che definire precarie è dir poco. Poi è tornato in Lombardia, e a Milano ha conosciuto mia mamma, Renata Gorla, che purtroppo è mancata 30 anni fa, lasciandolo vedovo per tutto questo tempo. Nel 1970 siamo tornati qui a Montrigiasco spostandoci da Limbiate. Il suo carattere? Diciamo che papà era un uomo severo, ma anche buono, e d’altronde non poteva essere diversamente considerando le difficoltà che ha dovuto affrontare nel corso della vita. Ha lavorato duramente per stare vicino alla sua famiglia. Non amava le ingiustizie ed è sempre stato un uomo onesto e desideroso di guadagnarsi da vivere con le sue forze, anche nelle condizioni di lavoro più dure". Ora la salma di Dellera è stata portata a Domodossola, dove secondo le sue volontà sarà cremata per poi essere sepolta al fianco della sua amata Renata.

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