Testimonianza

Incrocio della morte a Suno: "Dopo l'incidente sono vivo per miracolo"

Stefano Saltarin nel 2021 fu protagonista di un violento schianto in moto in quel punto: "Ora sono sulla carrozzina, ma finalmente ragiono con la testa, per sei mesi non sono riuscito a parlare"

Incrocio della morte a Suno: "Dopo l'incidente sono vivo per miracolo"
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Sabato 22 marzo, purtroppo, il bilancio delle vittime mietute dall'incrocio "maledetto" di Suno in località Baraggia, all’incrocio fra la Statale 229 e la Provinciale 22, è salito ulteriormente.

E mentre c'è chi piange le ultime due vite spezzate, c'è chi a quell'incrocio è sopravvissuto e oggi si trova a rivivere la propria drammatica esperienza.

Nella foto l'intervento dei soccorritori dopo l'incidente mortale di sabato 22 e Stefano Saltarin insieme alla mamma

Il racconto: "Ero in fin di vita"

«Mi infastidisce molto questa situazione. Stiamo parlando di un incrocio della morte e di una richiesta avanzata per necessità, dopo tutto quello che è successo. Serve fare qualcosa».

Stefano Saltarin, di Cavaglio d’Agogna, è una delle persone, in questo caso dei giovanissimi, che ne sa qualcosa: nel marzo 2021, aveva 22 anni, un incidente con la sua moto gli è costato quasi la vita.

«Sono qui per miracolo» ha raccontato a NovaraOggi. Prima il terrore di non riuscire a sopravvivere, poi l’idea di poter rimanere in vita in stato vegetativo, Stefano ha tanta tanta strada da fare, ma poco per volta sta conquistando piccoli passi.

«Io in realtà non ricordo nulla, se non che quel giorno ero felice perché avevo appena ritirato la mia moto dal meccanico e stavo andando insieme al mio amico a fare benzina nei pressi della rotonda, - dice Stefano, che oggi è in sedia a rotelle - all’incrocio un’auto involontariamente mi ha tagliato la strada, c’era un sole forte che dava fastidio alla vista. Subito il mio amico ha lanciato l’allarme. Ho una cicatrice gigantesca sulla gamba sinistra, mi si era rotto parte della tibia sinistra e del femore e si era recisa l’arteria femorale. Ero in fin di vita, ma avevo anche un fisico sportivo che ha saputo reggere l’urto».

"Sono in carrozzina ma ora ragiono e parlo"

Quello che sta facendo Stefano è un lungo percorso, ma il suo sorriso è la più bella motivazione: «Ora sono sulla carrozzina, ma finalmente ragiono con la testa, ho avuto una miriade di embolie al cervello, mi hanno innestato un femore in titanio, per sei mesi non sono riuscito a parlare e avevo come le gambe incrociate, - racconta Stefano, ora 25enne - ero ricoverato al Maggiore di Novara, poi sono stato spedito a Borgomanero e poi a Zingonia, in provincia di Bergamo, dove hanno fatto un lavoro spettacolare. Non mi piace molto rivivere tutto questo perchè lo associo a una fase molto buia della mia vita, però ci tengo a raccontare perché io ho vissuto sulla mia pelle che cosa sia quell’incrocio e in ogni caso posso raccontarlo oggi».

"Si chiede solo una piccola rotonda"

Quell’incrocio di incidenti ne ha provocati tantissimi, purtroppo molti mortali. «E dopo tutto questo cos’è cambiato? Che continuano a esserci incidenti, - dice Stefano - non si chiede chissà cosa se non una piccola rotonda, così la gente arriva e in ogni caso è costretta a rallentare. Le persone sarebbero più tranquille. A Cavaglietto negli anni è stata fatta una rotonda in un punto pericoloso, serve anche lì a Suno? Se ci passo di lì? Eh sì, per andare a fare le visite sono costretto e non è una bella sensazione, ogni volta mi tornano in mente brutti ricordi. Io almeno ho sempre brutte sensazioni, quel pensiero che se sbagli qualcosa fai un altro incidente. Il sindaco in tutto questo si è mostrato molto gentile e attento».

Intanto continua la battaglia del Comune di Suno, che ha incassato vicinanza e solidarietà del mondo politico, e cresce l'attesa per l'incontro con Anas previso il prossimo 3 aprile.

Prosegue con successo anche la raccolta firme promossa da un cittadino su change.org.

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